In quel territorio all’ombra dei monti Lessini, su suoli che sono memoria organica e geologica di vulcani, nasce uno dei bianchi simbolo del nord est e del Vigneto Italia: il Soave.
Un vino troppe volte, e suo malgrado, ridotto semplicemente a mediano della tavola. Accompagnatore di piatti semplici, della tradizione, al massimo evergreen della convivialità estiva e d’aperitivo. Bene, oggi non è, e soprattutto non lo è da tempo, così. Quella appena descritta è una rappresentazione che, seppur c’è stata e per diversi anni ha caratterizzato la silhouette facile di questo bianco, riduce invece un sorso molto contemporaneo di questo figlio della pergola veronese, nello stile e nella forma, in cui mineralità, sapidità, riconoscibilità delle origini stanno sempre di più caratterizzandone il sorso.
A testimonianza di questo ragionamento e questo cambio di rotta arrivano, per il 2024, i riconoscimenti della guida del Gambero Rosso “Vini d’Italia 2024”. Nella bibbia rossa della critica enologica, infatti, la zona di produzione del Soave ottiene, con un trend sempre i crescita, otto “Tre Bicchieri”. Cresce dunque il numero delle cantine del Soave che conquistano l’ambito traguardo che nel 2023 furono cinque.
«Passare da cinque aziende premiate lo scorso anno a ben otto quest’anno è un risultato che ci riempie di soddisfazione – evidenzia Igor Gladich, direttore del Consorzio del Soave – e che attesta in maniera incontrovertibile come oggi il Soave stia crescendo a ritmi importanti sul fronte della qualità. Quest’anno sono state premiate interpretazioni del Soave tra loro piuttosto differenti ma senza dubbio accomunate dal fattore mineralità. Se questa caratterista da un lato al momento del consumo ci fa percepire dei vini sapidi e che invitano subito ad un secondo calice, dall’altro è garanzia di longevità ed è proprio in quella direzione che anche come Consorzio ci stiamo muovendo».
Il Soave Doc si ottiene dall’incontro di tre principali vitigni. Il principale è comunque la Garganega, a cui si possono aggiungere il Trebbiano di Soave e lo Chardonnay. Si possono incontrare diverse versioni che principalmente vanno dal Soave Spumante e Soave Doc, a quelli più complessi e fortemente capaci di esprime il terroir dal quale provengono come il Soave Classico Doc e il Soave Colli Scaligeri.
Il vigneto del Soave si sviluppa in diversi areali:
Val d’Illasi e Mezzane: il terreno è costituito prevalentemente da sedimenti alluvionali calcarei a tessitura limosa, sabbiosa e ghiaiosa. In questa area l’altitudine media sopra il livello del mare è più alta delle altre zone.
Collina di Colognola: i terreni di questa area collinare, caratterizzati da modesta pendenza, hanno origine diversa. Più evidente la componente basaltica/calcarea nei versanti che guardano ad ovest, quasi esclusivamente calcarea per quelli che guardano ad est. Si parte da un’altitudine di 40/50 metri per arrivare ai 250 sul livello del mare.
Val Tramigna: è una pianura il cui substrato è ben caratterizzato da depositi alluvionali di origine calcarea. La tessitura è limosa e sabbiosa.
Collina del Soave Classico: quest’area è diversa dalle altre per terreno, pendenze ed esposizioni. Il suolo ha colore scuro, originato da zone basaltiche più evidenti nel versante ad est. L’età media dei vigneti è sensibilmente più alta.
Val d’Alpone: si tratta di una zona molto vasta caratterizzata da suoli originati da sedimenti alluvionali non calcarei (le colline sono costituite da rocce vulcaniche).
Questo è un vino che già dal colore dimostra una vivacità e freschezza della beva grazie soprattutto alle sfumature verdoline che virano fino al giallo paglierino. Chiaro che nelle versioni più “classiche” predomina questa seconda tonalità. Il naso tendenzialmente fa emergere la timbrica della Garganega e quindi la nota ammandorlata, oltre a un frutto pieno e un fiore giallo intenso. Non mancano sferzate agrumate, a volte anche tropicale, e particolare la timbrica minerale con note di pietra focaia e selce o addirittura porfido. Infine il sorso è l’apoteosi della freschezza e della mineralità. Non manca, ovviamente l’acidità e quella giusta sapidità, che ne fanno un sorso snello ma anche a suo modo ricco di rimandi alla frutta e ai florealità. Il tutto con una struttura che aumenta e si rafforza in funzione della tipologia che si assaggia. Il Soave Doc è un vino ottimo a tutto pasto con piatti, non troppo sofisticati, di pesce e carne, bianca, noi lo amiamo soprattutto con Crespelle di formaggio, funghi e prosciutto.
Ecco le aziende premiate e i loro vini:
Soave Classico Calvarino 2021 – Leonildo Pieropan
Soave Classico Campo Vulcano 2022 – I Campi
Soave Classico Le Battistelle 2021 – Le Battistelle
Soave Classico Monte Carbonare 2021 – Suavia
Soave Classico Monte Fiorentine 2021 – Ca’ Rugate
Soave Classico Monte Grande 2021 – Graziano Prà
Soave Superiore Il Casale 2021 – Agostino Vicentini
Soave Superiore Roncà Monte Calvarina Runcata 2021 – Dal Cero – Tenuta Giacobbe