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La «miglior» Romagna in calice, dai perlage ai rossi fino alle tonalità bianche, con il 2023 in sorso

La «miglior» Romagna in calice, dai perlage ai rossi fino alle tonalità bianche, con il 2023 in sorso. Con la chiusura dell’anno ecco alcuni consigli rigorosamente creati da vitigni caratteristici della regione che prende il nome da una strada, l’Emilia Romagna, ma con focus soprattutto rivolto alla terra del Passatore, perfetti compagni di gusto anche per questo 2024.

La «miglior» Romagna in calice

Sono solo alcune delle diverse, versatili, croccanti, eleganti e comunque soddisfacenti interpretazioni in bolla dei vitigni caratteristici di questo territorio. Sono alfieri in porpora del terroir collinare, figli di sua maestà il Sangiovese ma rappresentano anche sorsi vestiti di bianco in cui vigna e mano dei vigneron si fondono in un equilibrio e una finezza di stile molto appaganti.

Perlage di Romagna

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Nella terra del Passatore le bollicine per poter brindare non mancano. Che siano in stile champenoise o metodo Charmat la sostanza non cambia. Diverse infatti sono le interpretazioni effervescenti che si sposano a meraviglia con il clima di festa e liberazione che caratterizza questa parte dell’anno. Tra i tanti noi suggeriamo di provare il Metodo Classico Blanc de Blanc «Santa Lucia», dell’omonima cantina di mercato Saraceno. Vino cremoso, balsamico e intrigante creato da uve Famoso. Altro simpatico sorso è il «Nicolucci Brut» della cantina storica di Predappio. Uno spumante metodo Charmat di qualità, prodotto con cura da uve Trebbiano e Pinot. Per chi ama i sapori legati al «panettone liquido» allora imprescindibile è l’interpretazione che la Sabbiona fa del vitigno Famoso. Qui troviamo «Divo» un Brut croccante e divertente che si lascia bere da solo. Tornando sui Metodo Classico allora perché non provare un’interpretazione che è elegante e per certi versi «sontuosa» come il «Brut» di Drei Donà. Spumante di Riesling e Chardonnay che affina per 36 mesi sui lieviti. Grande eleganza e rispetto per il varietale, 100% Sangiovese, è anche lo spumante Metodo Classico Dosaggio Zero «Blanc de Noir» della cantina I Sabbioni. Infine non può mancare un tocco di «Rossetto» della cantina di Stefano Berti. Un ancestrale simpatico, croccante, carezzevole ottenuto da sua maestà il Sangiovese. Infine se si volesse volare altissimi allora suggeriamo «Ondina33» di Tenuta Casali, un’edizione limitata dello spumante Villa Zappi. Fermentato in bottiglia, non sboccato, affina per almeno 12 mesi sul fondo del mar Adriatico. A cinquanta metri di profondità, all’interno di un relitto sommerso. Qui le bollicine di Sangiovese si riescono ad esprimere in modo perfetto tra tensione verticale, cremosi, freschezza, eleganza e grande versatilità a tavola. Perfetto per il brindisi di mezzanotte.

Proseguendo nel nostro viaggio dal riminese vorremmo segnalare «Milly» di podere dall’Angelo, un vino ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve Sangiovese. Si caratterizza per delicata finezza e fragranza fresca di piccolo frutto rosso con perlage sbarazzino ma non invadente che è perfetto per un aperitivo. Un altro metodo Charmat da non far mancare è il «Morosé» di Poderi Morini. Di colore rosa cerasuolo, con perlage fine e persistente, è uno spumante brut rosé con sentori di fragoline di bosco, ribes e rosa selvatica. Al palato risulta secco, con note fruttate piacevolmente acidule. Risalendo verso nord arriviamo a Mercato Saraceno. Qui nella «Champagne» di Romagna l’offerta è veramente ampia. Per noi una delle massime espressioni è però rappresentata dal «Villa Zappi» Metodo Classico Brut Nature di Tenuta Casali. Un millesimato da Sangiovese di collina del 2019. Dopo trenta mesi sui lieviti il risultato è un sorso di grande finezza e profumi tipici della vinificazione e del vitigno: floreale, fruttato con note di panificazione fresca, questo vino è eleganza e finezza di sorso allo stato puro. Arrivando in terra di Oriolo, nel faentino, il suggerimento non può che cadere su un vino brioso ed elegante. Un sorso di fine perlage che fa parlare il terroir dal quale nasce. Stiamo parlando di «Resiliente» Pas Dosè di Leone Conti. Un abbraccio croccante tra Albana, Ruggine e Famoso che si caratterizza per una cremosità di sorso e una freschezza che lo rendono versatile sia a tavola che per una serata più spensierata. Un vino divertente ma elegante, fine ma anche capace di soddisfare palati non troppo sofisticati. Insomma grandi bollicine made in Romagna. Arriviamo infine a Imola. Qui a far la voce del padrone è sicuramente il «Blanc de Blancs Pas Dosé» di Fattoria Monticino Rosso. Un grande classico ormai per la spumantizzazione territoriale con un rapporto qualità-prezzo eccezionale. Prodotto da uve Albana in purezza, che affina 30 mesi sui lieviti e non dosato alla sboccatura, si caratterizza per il suo straordinario perlage che amplifica un bouquet elegante di frutta a polpa gialla intrecciata a nuance di panificazione. Fresco, minerale e cremoso questo vino rappresenta un perfetto equilibrio tra verticalità in entrata e profondità di persistenza. Infine se vi piace il gusto retrò allora suggeriamo di provare «Indigeno» della cantina faentina Ancarani. Un rifermentato in bottiglia, in stile ancestrale, che nasce dal Trebbiano e si caratterizza per il suo perfetto potenziale gastronomico. Note agrumate si alternano a quelle floreali di acacia per abbracciarsi a sentori di delicata crosta di pane spicca per la sua sapidità e nota acida che si ammorbidisce proporzionalmente alla torbidità ed alla maturazione del vino. Un sorso rinfrescante ed emozionante.

Effervescente Emilia


Beh in questa speciale occasione perché non provare anche effervescenze dei cugini emiliani? Ecco allora alcune bottiglie, per lo più a base Lambrusco, che crediamo possano regalare effervescenti sorsi soddisfacenti. In primis ci sentiamo di suggerire il «Metodo Classico Brut Rosso» di Francesco Bellei, dove fragranza e la verticalità del Sorbara si abbracciano in un sorso fine ed elegante soprattutto nel perlage. Stesse considerazioni possono essere fatte per il «Metodo Classico Rosè» della Cantina della Volta che acquista una beva ancora più intrigante grazie alle spiccate note minerali. Imperdibile poi il «Lambrusco di Sorbara Leclisse» di Paltrinieri un metodo Charmat di grande personalità e freschezza. Infine un ottimo compagno può essere il Lambrusco di Sorbara di Silvia Zucchi. Soprattutto nella declinazione «Infondo», un rifermentato croccante e sbarazzino che regala un sorso teso e verticale. Se invece si vuole guardare oltre la terra modenese allora un ottimo prodotto è il «Metodo Classico 1877» di Lodi Corazza di Zola Predosa (Bo), creato da Grechetto gentile e Barbera, che si presenta e caratterizza soprattutto per la sua fresca tensione e la sua croccante bevuta.


Emozioni in Bianco

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Sui bianchi i binari sui quali percorrere un viaggio in punta di sorso sono per lo più definiti attorno alle direttrici dell’Albana, del Trebbiano e della Rebola. Partiamo sempre dal riminese. Qui l’alfiere indiscusso è la Rebola e per noi un bel interprete di questo Grechetto gentile d’Adriatico è senza ombra di dubbio quello presentato dalla cantina Ottaviani. Un vino sapido, fresco, con note di macchia mediterranea che si sposa perfettamente con piatti di mare. In tema di Albana sicuramente da tenere sulla tavola in queste festività c’è «I Croppi» di Celli di Bertinoro. Un’altra bella interpretazione è la «Madonna dei Fiori» di Marta Valpiani. Un’Albana gioiosa e golosa che sprigiona una sapidità caratteristica dei suoli di Castrocaro, è un vino con un’acidità squillante e affilata. Perfetto in accompagnamento con i cappelletti. Infine parlando di trebbiano citiamo una versione un po’ fuori dai canoni tradizionali della vitivinicoltura. Siamo nell’imolese, alla cantina Tre Monti, qui prende vita «Piuttosto». Vino con macerazione per 20 giorni in vasche di cemento delle bucce di Trebbiano Romagnolo. Una sorta di orange wine che regala comunque una silhouette fresca, piena con personalità tropicale e pungente sapidità. Da non dimenticare l’elegantissimo «Ca’ Rotte 2021» di Podere la Grotta. Un sorso che si esprime con un bouquet olfattivo che riporta tra i vigneti della Valle della Loira. Spicca quello mineralissimo di pietra focaia e leggera nuance fumée, con richiami di vegetale e fiori gialli, arricchita da sentori di frutta a polpa gialla e soprattutto agrumato. Un ventaglio ampio che al sorso si conferma grazie soprattutto alla spiccata e vibrante acidità. Non manca la presenza sapida e agrumata che contribuisce all’eleganza estrema di un silhoutte fine e provocante.

Vestirsi di Rosso

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Se si vuole essere accompagnati in rosso allora la scelta non può che cadere sul Sangiovese. Qui l’universo delle possibilità si fa quasi infinito. Da quelli più snelli e verticali a quelli con una personalità più fruttata, tannica e di corpo si arriva fino a grandi classici della tradizione vitivinicola che hanno e stanno facendo la fortuna di questo territorio. Partiamo dai vini verticali, taglienti, balsamici di Modigliana con almeno un trittico. Partiamo da «Tramazo» di Mutiliana. Un vino d’Apennino tagliente, salato e raffinato. Bocca balsamica bocca delicata, verticale e sottile che sprigiona energia e complessità. Altro interprete magistrale di queste terre d’altura è il «Violano» della cantina Il Teatro. Vino che parla di altitudine con eleganza, dove le intense note di frutta rossa si accompagnano a vivaci echi speziati. Integrato e mai invadente il tannino rendono questo vino un perfetto compagno a tavola. Infine c’è il «Cucco Nero» di LuVa forse il più rotondo tra tutti i vini di Modigliana in cui la frutta si controbilancia comunque con una verticalità fatta di freschezza, balsamicità e grande sapidità.

Imprescindibile poi fare un salto sulle terre dei Coralli, a Brisighella, con il «Corallo Rosso» di Gallegati. Vino super gastronomico in cui appaiono evidenti le note fruttate con sferzate speziate. Al sorso è fresco e piacevole con tannini decisi ma ben equilibrati. Sempre nel brisighellese non si può non citare «Cupola» della cantina La collina. Un vino che nasce da un taglio bordolese, ma che non si esaurisce, nella banalità del senso “etimologico-cantinesco” del termine, proprio perché riesce a far esprimere un blend che diventa elegante, balsamico, insomma buono. Tre matrici di sorso differenti (Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese) ma che creano un racconto profondo, verticale, ricco, balsamico, pieno, snello, che lascia un palato d’Appennino rinfrescato ed enfio di piacere. Una danza in punta di terroir che non diventa mai banale, nemmeno se gli si abbassa notevolmente la temperatura di servizio.

In chiusura ci sono loro, gli evergreen indissolubili. Parliamo del «Domus Caia» della cantina Ferrucci di Castel Bolognese, vino imponente ma al contempo capace di regalare sensazioni gusto olfattive dinamiche e ampie. Vino rotondo, da grande piatto o da degustazione solitaria, è emozione allo stato alcolico. Altro grandissimo vino è il Sangiovese Riserva «Vigna del generale» di Fattoria Nicolucci di Predappio. Vino austero e regale, lunghissimo e corposo si caratterizza per una capacità d’invecchiamento in cui eleganza, potenza e bevibilità si sposano perfettamente

Sorsi spiritosi

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Per chi ama anche gli spirit allora i nostri consigli per una Romagna che ne possiede varietà e competenza non possono che cadere su alcuni alfieri di questa tipologia. In primis sicuramente c’è «Baravelli» della cantina CaLonga. Ottenuto da Sangiovese Leggiolo, spezie e aromi esclusivamente naturali giostrati, con sapienza ed equilibrio, dal profumiere Baldo Baldinini, questo vermouth regala sentori mediterranei di fiori di primavera accompagnati da quelli esotici della vaniglia tahitensis, pepe rosa e cuoio con un viaggio in estremo oriente fatto d’incensi della penisola araba e dell’arancia candita. Altro simpatico interprete è il nuovo «Gin alla Lavanda» lanciato da La Sabbiona. Distillato arricchito con infuso di fiori di lavanda coltivati nel lavandeto dell’agriturismo che è secco e pungente ma con un equilibrio tra alcol e aromi che lo rendono versatile sia da solo che in mix con un’ottima acqua tonica. Infine suggeriamo un altro Vermouth. Stiamo parlando di «Tregenda» di Villa Papiano. Un vino aromatizzato, con infusione alcolica di spezie, scorze di agrumi ed erbe a partire dal vino Tregenda in cui esplodono sentori mediterranei, lavanda, resina, agrumeti, cedro ed erbe aromatiche. Sorso elegante e molto avvolgente.

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