L’intento è tanto chiaro quanto preciso: perseguire la tracciabilità e sostenibilità dell’Acquacoltura per uno sforzo concreto e comune verso la sempre maggiore qualità della materia prima ittica.
È stata annunciata mercoledì 11 ottobre a Rimini l’adesione in forma collettiva delle imprese associate al Consorzio Mitilicoltori dell’Emilia-Romagna al disciplinare Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia “Acquacoltura Sostenibile”. Uno strumento che evidenzia l’importanza della Tracciabilità e sostenibilità dell’Acquacoltura emiliano-romagnola, creando valore aggiunto alla produzione delle aziende che lo adottano.
La regione Emilia-Romagna è il primo produttore nazionale, grazie a una produzione di oltre 20.000 t di mitili, per un fatturato stimato alla produzione di circa 14.000.000 di euro, derivante dall’attività di due società cooperative dedite alla raccolta di mitili su piattaforme metanifere e alla presenza di 33 imprese con impianti a long-line, con un impiego di oltre 300 addetti direttamente coinvolti nel processo di produzione.
Sono diversi ma non certo distanti gli obiettivi di questa new road… In primis, la ricerca di uno standard unico nazionale per l’acquacoltura sostenibile, ma anche la volontà di accrescere il posizionamento dei propri prodotti ittici. La certificazione rappresenta un passo importante a sostegno dell’aggregazione della filiera, una risposta alla crescente domanda di sostenibilità nazionale ed internazionale per un prodotto tracciabile e riconoscibile.
“Nel mercato dell’ittico sono presenti tanti elementi confusivi agli occhi del consumatore, la difficoltà di riconoscere il prodotto importato o fuori stagione è una di queste. Da sempre – dichiara Giuseppe Prioli, presidente del Consorzio Mitilicoltori Emilia-Romagna – riteniamo che il primo passo sia identificare e qualificare l’offerta mentre il secondo è la costituzione di una Organizzazione di Produttori, per le sue potenzialità in termini di commercializzazione, comunicazione e di accesso ai finanziamenti. L’adesione ad una certificazione chiara e sicura è invece il coronamento di un percorso condiviso che vede proprio il Consorzio nel ruolo di capofila”.
Il presupposto su cui si basa l’idea imprenditoriale del Consorzio è uno: la certificazione “Acquacoltura Sostenibile” deve rappresentare la condizione per commercializzare i prodotti da acquacoltura, una premessa da cui partire per intavolare un rapporto di fiducia con il mercato basato sulla garanzia di qualità e sicurezza del prodotto.
“Ad oggi la certificazione si ferma alla produzione. Per tutelare il consumatore e l’intero comparto, tuttavia, c’è la necessità di allungare la certificazione anche al trasporto e alla vendita” ha rimarcato Prioli.
Alcune sottolineature le porta il responsabile per l’ittico di Coop Italia Marco Fiori:
“Bisogna fare attenzione affinché i costi legati all’adozione dello standard non impattino eccessivamente sul prezzo del prodotto finale. In questo senso, l’idea della certificazione di gruppo è interessante anche in un’ottica di economia di scala e, mi unisco a Prioli nel dire che, ancora una volta l’aggregazione tra produttori è determinante nel mantenere l’equilibrio tra i diversi attori della filiera e i consumatori”.
L’etichetta di Acquacoltura Sostenibile sarà il punto da cui partire per proporre il prodotto e per garantire qualità, poiché sul banco se ne percepirà l’assenza fuori stagione, quando l’offerta sarà costituita solo da prodotto di importazione.
Omar Casali di Cheftochef emiliaromagna cuochi, l’associazione che promuove l’enogastronomia regionale, partner dell’iniziativa sottolinea come “la messa in campo di diverse competenze ha un unico intento finale, che sottende la necessità di aggregarsi per far crescere e migliorare l’intera filiera”.