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The dark side of Sangiovese, ecco le interpretazioni del Nobile di Montepulciano firmate da Podere Casanova

Tra le varie anteprime toscane effettuate in questo inizio di 2024, la fortuna mi ha portato a scoprire il potere di The dark side of Sangiovese. Ecco le interpretazioni contemporanee del Nobile di Montepulciano firmate da Podere Casanova. Siamo in località Tre Berte. Qui Susanna Ponzin e Isodoro Rebatto, proprietari della tenuta, da alcuni anni portano avanti una stilistica agronomica, vendemmiale e di organizzazione aziendale che si sorregge sui tre pilastri della sostenibilità, qualità e innovazione. A questi si aggiunge un altro architrave filosofico, quello della lentezza. Non c’è fretta di immettere sul mercato i vini, perché per Podere Casanova lo stile riconoscibile e riconosciuto non guarda al calendario.

In questa occasione li abbiamo potuti concretamente verificare attraverso sorsi in verticale, dalla 2015 alla 2020, del vino simbolo di queste terre e grazie anche ad alcune variazioni sul tema che possiamo tranquillamente definire Supertuscan alla Casanova.

The dark side of Sangiovese

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La batteria verticale del Nobile e i Supertuscan di podere Casanova


Sembra quasi un grappolo d’uva. Se guardiamo l’areale di produzione del Nobile di Montepulciano. L’occhio non può che rimandare direttamente al simbolo stesso e per eccellenza del padre di ogni vino, il grappolo appunto. Stiamo parlando del vitigno principe della Toscana che qui, dal terroir di Valiano fino all’estremità meridionale di Pianoia e Poggiano, possiamo dire acquisti il fascino di uno degli album più iconici della storia del rock. Parafrasando i Pink Folyd, infatti, quando parliamo del Nobile possiamo tranquillamente definirlo “The dark side of Sangiovese”. Del resto il Prugnolo Gentile questo fa, e cioè quello di regalare sfumature liquide intense, scure, profonde e quasi nere nelle sue grammatiche organolettiche.

Ecco le interpretazioni contemporanee

Per quanto riguarda la stilistica contemporanea dei vini di Casanova, ma qui raccontiamo solo quelle del Nobile Docg, ecco le impressioni avute dalla verticale.

Annata 2015 – Questo primo vino del nuova Casanova di fatto è lo spartiacque tra il recente passato e la new way della cantina. Prima vendemmia in cui il Nobile inizia a interiorizzare il lessico dell’eleganza e finezza pura. Essenza materica e liquida di un approccio aziendale completamente diverso dal passato. Ancora tanto frutto si respira in questo vino. Bella florealità che si alterna a sferzate speziate molto aristocratiche. La bocca è più fluida meno corpulente con buona alcolicità. Tannini veramente molto integrati.

2016 – Una grande annata per il vino in senso generale. Qui l’oratoria enoica del Casanova inizia a delinearsi in modo chiaro e inequivocabile: puntare sempre di più sull’equilibrio della potenza espressiva del vitigno e lo slancio verticale della sua bevibilità. Il respiro è forse quello più ematico e ferroso tra tutti. C’è balsamicità che si abbraccia alla potenza dark del sottobosco. Il sorso è profondo ma comunque verticale. Si allarga su alcol e tannini già molto equilibrati per chiudersi con una bocca fresca e balsamica.

2017 – La vera e propria creazione del progetto. Anche se l’annata è stata durissima dal punto di vista climatico e ambientale il vino comunque ritrova la sua eleganza di sorso stagliarsi sull’opulenza del corpo. Il suo respiro è timido, note scure di frutto virano su tensioni agrumate (chinotto), c’è vegetale e speziatura tendente al verde. Il sorso è vibrante, alcolico, profondo e pepato. Lungo nella sua progressione con un tannino che corre vivo.

2018 – Per noi il migliore esempio tra quelli assaggiati di cosa la proprietà intenda fare del suo Nobile di Montepulciano. Un vino a suo modo “perfetto” in cui la morbidezza, altra caratteristica storica di questi sorsi, diventa carezza avvolgente e non solo “ruffianeria” da legno. Questo è un vino che respira più educato sulle note di bacca nera da sottobosco, quasi di mora di rovo. C’è una fresca brezza balsamica e speziata che allude a vibrante vitalità. Al sorso infatti è potenza scura balsamica. Sferzate di alloro, anice stellato esplodono su prati di fiori rossi e frutti di sottobosco. Tannino elettrizzato ma comunque già in fase di equilibrio. Lungo e molto persistente. Un vino fortemente vocato ad essere accompagnato in tavola con piatti succulenti.

2019 – Qui la ricerca e la determinazione della proprietà si fa semantica interiorizzata… è il nuovo Nobile. Qui la vera emozione parte dal respiro. Una freschissima nota vegetale verde e balsamica, a tratti piccante (ginepro e alloro), si staglia da un dna di frutto nero croccante. Il sorso entra possente ma subito si allunga allargandosi su note di sottobosco, su fresche erbe balsamiche il tutto rafforzato dalla piacevolezza di spezie orientali, pepe e tabacco Kentucky e da una sapidità molto interessante. Tannino ancora in integrazione è un sorso di grandissima prospettiva.

2020 – Un giovane, quasi un infante rispetto agli altri sorsi. Un vino che arriverà e saprà far capire che l’idea di Casanova è ormai segnata e vincente. Il respiro è ancora timido. C’è croccantezza scura del frutto e quella giusta nota balsamica di terziarietà black che si concretizza al sorso. Un sorso che però appare ancora acerbo con tannino presente e che avrà bisogno ancora di qualche anno prima di poter essere compreso e apprezzato nella sua giusta silhouette stilistica.

Riserva – E’ il più aristocratico e nobile tra i Nobili. Si presenta con un respiro intenso e profondo con toni fruttati di confettura e ciliegia sotto spirito. Non manca una rinfrescante nota ematica, una terziarietà di cardamomo e la speziatura prosegue ed amplifica il profumo con sentori di rabarbaro e anice stellato. Entra presentandosi con un corpo sapido e lungo. Elegante e caldo. Grazie alla freschezza del frutto questo vino punta sull’agrume e sulla piccantezza delle spezie. Tannino presente ma in armonia con il sorso.

Settecento – Siamo di fronte al capolavoro aziendale. Un cru proveniente da una porzione di vigna abbracciata dall’ombra del vicino boschetto. Un vino che dire equilibrato e fine non basta. E’ elegantissimo, con personalità mai austera ma definita sui canoni dello slancio e della bevibilità a trecentosessanta gradi (a tavola o da solo). Il suo respiro è complessità allo stato puro. Frutto e vegetale sono i binari sui quali i richiami si fanno infiniti. Nota speziata che vira su tonalità del tabacco e china. Al sorso è una sciabola gentile. Sorretto comunque da una struttura presente il sorso è vibrante e vivo. E’ sapido, tenace, lungo ed elegante. Dal frutto nero croccante si passa a quella straordinaria nota balsamica e vegetale con tannino che è abbastanza equilibrato nella sua texture. Chiude con piacevolissima sapidità e freschezza.

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