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Segno meno per il vino in Gdo, -3,4% in termini di volumi nei primi nove mesi del 2023

Si evidenzia un segno negativo per il vino nella Gdo. Nei primi nove mesi di questo 2023 il dato segna un volume pari a -3,4%. Una situazione che in altri contesti lo avevamo già evidenziato. Qualche segnale di ripresa lo si è registrato nei mesi estivi. Nel semestre la perdita era del -3,9% con controvalore di 2,1 miliardi di euro.


Il segno meno per il vino in Gdo

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Per quanto concerne i vini fermi, secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, questi segnano un -3,9% nei volumi (+2,6% i valori) mentre meglio hanno fatto gli spumanti, a +0,6% nelle quantità e a +6,2% nei valori (a 455 milioni di euro).

Per quelli low cost (“Charmat non Prosecco”, con 25 milioni di litri acquistate), questi hanno superato nelle vendite in volume anche il Prosecco Doc (24,8 milioni) posizionandosi non più solo nei Discount ma anche negli Iper e Super.

Crollano inoltre alcune denominazioni importanti come il Chianti Classico (volumi a -13,2%), il Prosecco Docg (-14,5%) a discapito di prodotti più in linea con le potenzialità di spesa dei consumatori, sempre più limitate ed erose dal caro prezzi.

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Scelte tra gli scaffali


Sempre per l’Osservatorio, i consumatori tra gli scaffali, stanno seguendo la filosofia della prudenza e del risparmio, puntando soprattutto sulle promozioni. Basti pensare che a riprova di questa tendenza sociologica ed economica c’è quella della scelta del formato. Dall’analisi effettuata dall’Osservatorio cresce infatti e solamente l’acquisto tra gli scaffali, per vini a denominazione come per quelli comuni, della plastica e bag in box. Questi che in media hanno prezzo di 1,8 euro/litro. Tra le tipologie i vini bianchi comunque perdono il 3%, i rosati -3,6% mentre ancora peggio fanno i rossi (-4,8%).

Gli spumanti virano in positivo (+0,6%) ma la crescita riguarda, oltre all’Asti (+4,5%) solo “Charmat non Prosecco”, senza i quali anche il comparto bollicine “sprofonderebbe al -3,6% nei volumi.


Nel segmento della Indicazione geografica, solo il Vermentino di Sardegna, il Puglia Igp e il Cannonau sono positivi con rispettivamente +4%, +2% e +3%.

Giù il Chianti (-4.4%), il Montepulciano d’Abruzzo, che da -14% di marzo è arrivato a -9% a giugno per risalire a -6.6% a settembre. In discesa libera è il meridionalissimo Nero d’Avola siciliano, a -12%, ma anche il Salento Igt non se la passa bene (-9%).

Al nord, l’emiliano Lambrusco tonfa a -11%, le Bonarde perdono il 15% e il Verdicchio di Jesi sfiora il -19%.


Entrando nel “blasone” veneto, tolto il Soave che si porta a una crescita in nove mesi del 5%, male ha fatto il Valpolicella -2%, Bardolino -3.4%, mentre il Soave continua a essere positivo, chiudendo il conto dei nove mesi a +5%. Tra i canali, oltre la media il gap nei discount, specie per il segmento Dop e Igp (-6,8%), segno che le tensioni sul carrello della spesa sono maggiormente percepite dai consumatori.

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Male le esportazioni


Mercato interno debole, prezzi alti, situazione internazionale incerta e molto fibrillante non aiutano l’export. L’Istat di oggi sui primi 7 mesi dell’anno evidenzia una contrazione sia nei volumi (-1,5%) che nei valori (-1,2%, a 4,45 miliardi di euro). Peggioramento che si ripercuote anche rispetto all’export del semestre (-1,4% e -0,4%) con i Paesi extra Eu a tirare i remi in barca (volumi a -8,5%) mentre positiva rimane la richiesta comunitaria (+5,4%).
Infine tra i prodotti, è forte la domanda di sfusi (+13,1%) mentre sono in contrazione sia gli spumanti (-3,2%) che i vini imbottigliati (-4,9%), dove pesano le forti difficoltà dei rossi (-10%).

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