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La sfida di Champagne Virginie T: quella firma in noir d’eleganza e finezza che nasce all’ombra della Montaine de Reims

Lo champagne in declinazione familiare. Bollicine in cui l’eleganza e la finezza incontrano una visione chiara e ben precisa: regalare emozioni che parlano di terroir, di identità con quel pizzico di necessaria voglia di destabilizzare. Questa è La sfida di Champagne Virginie T, firma in noir d’eleganza e finezza che nasce all’ombra della Montaine de Reims.

Il mondo della Francia del sorso croccante non ha bisogno di rivoluzioni, anche se siamo in terra di “inarrivabili maestri” degli stravolgimenti della Storia. Ormai il successo è secolare e andare a sparigliare semantiche riconosciute e apprezzate in ogni angolo del globo sarebbe, forse, un estremo esercizio di autolesionismo senza precedenti. Questo però non significa che non si possa innovare, cambiare, osare. Non servono sconvolgimenti radicali, ma si possono adottare linguaggi calibrati e capaci d’intercettare palati e gusti sempre più evoluti e curiosi.

La sfida di Champagne Virginie T.

Bene, in questa new way s’inserisce la sfida di Virginie T. Marchio omonimo di una “grande dame” dell’effervescenza d’Oltralpe. Figlia di Catherine de Suarez d’Aulan (Piper-Heidsieck) e Claude Taittinger (omonima e blasonata Maison), Virginie dopo aver lavorato per oltre vent’anni nella realtà famigliare decide, nel 2006, di salpare per altri lidi stilistici. Da una donna nelle cui vene scorre champagne non poteva certo aspettarsi altro. Assieme al figlio Ferdinand Pougatch, diventato chef de cave, inizia così a rivedere i canoni tradizionali e aristocratici del sorso per eccellenza della spumantizzazione mondiale. Lo fa con la determinazione di voler alzare l’asticella verso codici che partendo dalla tradizione siano in grado di regalare emozioni contemporanee, intergenerazionali, sofisticate ma rispettose dell’origine, e per certi versi destrutturanti.

Non solo terroir

Si parte da un territorio che già di per sé aiuta questo percorso. Siamo a Sillery, tra Reims ed Epernay, e soprattutto da Verzy, dal quale proviene la materia prima della vigna (per l’85% Grand Cru e Premier Cru). Qui l’eccellenza, figlia della terra, si fa mosto. Da qui poi entra in gioco la mano e il pensiero della cantina. Produzioni limitate (circa 80mila bottiglie anno), assemblaggi di spinta e propensione noir (soprattutto nelle declinazioni del Pinot), meticolosa, quasi sartoriale, artigianalità nei dosaggi e nelle cuvée, portano l’eleganza e la finezza a livelli veramente sorprendenti.

La firma champenoise si fa timbrica di sorso personalissima e autentica che caratterizza uno stile particolarmente vivace, fresco e creativo. La forza è la lunga sosta. Il tempo gioca quel suo quid alla materia che minimo parte dai sessanta mesi per crescere e arrivare a oltre novanta. E’ la scommessa ma è anche la signature definitiva del duo Virginie-Ferdinand. Una consapevolezza e una conoscenza, quella offerta da Virginie T., che si fa e farà scuola, ma che non passa inosservata.

Del resto la Maserati è la Maserati…

Tutto questo ha un prezzo. Ci riferiamo proprio al costo che per l’enonauta finale parte già altino, il Brut di entrata si attesta sui 58 euro per arrivare a superare i 100 euro per la Grand Cuvée V2.

Sei le referenze, delle quasi trenta, provate:

La-sfida-di-Champagne-Virginie-T-vino

Champagne Virginie T Brut

Quando parti a questi livelli il primo e unico commento è: «Ouah». Qui il Pinot noir (quasi il 70%) si fa presenza elegante e fiera. La tensione verticale della mineralità è accelerata da una freschezza fine e un corpo longilineo che regala un bouquet floreal-fruttato molto intrigante e persistente. Cremoso, carezzevole e croccante rendono questo sorso veramente émotionnel.

Extra Brut Blanc de Blancs

Uno Chardonnay in purezza, in blend, compreso tra le piacevoli cremosità di Cramant e le finezze leggermente tostate di frutta secca di Mailly. Un vino malizioso e sensuale, che non sbalordisce per la sua complessità filosofica di sorso, ma per la sua eleganza voluttuosa e carnale.

Brut Nature Vintage 2009

Uno dei più sensuali, meno accademici e più emozionali sorsi assaggiati. E’ la rappresentazione liquida della filosofia di Virginie T. Si ritorna al linguaggio del Brut d’ingresso ma con una complessità di sorso che si eleva da una filigrana di mineralità e freschezza per plasmarsi attorno a carezze di frutto rosso e “dimenticato” che ne aumentano la pienezza d’eleganza.

Extra Brut Blanc de Noirs 2015

Lo specchio assoluto dell’identità del progetto di Virginie T. Un vino che a discapito dell’età ha un’esuberanza e fierezza di sorso impressionante. C’è la carezza suadente e fine che si accompagna a un fresco abbraccio, c’è il bacio sensuale del noir che si staglia su una silhouette effervescente di stile e profondità. E’ un vino magistrale nella sua rappresentazione in cui tutta la complessità di gusto, respiro e matericità è cucita attorno all’idea stessa di eleganza e finezza contemporanea.

Brut Grand Cuvée V2 sei anni

Che dire un grand sorso ma che forse non ha emozionato appieno il palato. Si riconosce la puntigliosa, perfetta e pungente capacità di creare un racconto autentico di ben 15 cru distinti, ma ripeto, non mi ha così rapito come l’Extra il Blanc de Noirs 2015. C’è eleganza e finezza, complessità e freschezza ma non fa scoccare la freccia…

Infine il Rosé brut

E’, non solo per l’impatto visivo, il quadro espressivo della filosofia di Virginie T. Tutto è rosa e carnale. Tutto è sensualità e spogliazione, non sottrazione, ma eleganza di una trasparenza che gioca sull’età giovanilistica di un sorso che è minerale, profondo, fresco.

Altra caratteristica di tutte queste etichette è la loro grande, geometrica ed efficace capacità di trovare il matrimonio perfetto in tavola. Dai crudi di mare alle tartarre di terra passando per primi piatti eleganti o dall’imprinting orientale, si possono trovare a loro agio anche con fritture delicate fino ad arrivare alle nuove tendenze del dolce non dolce.

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