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Il Prosecco (Valdobbiadene Docg) non può invecchiare. Balle! Provate il 120 mesi firmato Bellenda e poi ne riparliamo

Il Prosecco, quel “vinello” mordi e fuggi… quello dell’apericena a due o in gruppo (sic!), da accompagnamento al piatto di mare, ma non troppo sofisticato, per carità, non sia mai, quello dalla facile e didascalica beva… Bene, non è così. O almeno, non è sempre e solo così. Avete mai provato un Prosecco con dieci anni sulle spalle trovandolo vivo e vibrante, appagante e per certi versi apoteosi della sensualità? Noi si… e adesso ve lo raccontiamo.


L’eleganza della sospensione effervescente. La sapiente consapevolezza dell’osare. L’innata propensione all’attenzione della sostenibilità. La curiosità di mettere in luce ciò che fino a oggi era forse lasciato nascosto: una nuova personalità per le bollicine più vendute d’Italia. Sono questi i quattro punti cardinali che caratterizzano la bussola filosofica di Bellenda.
Azienda, di proprietà della famiglia Cosmo, che dal 1986 opera nell’estrema propaggine Nord-Est della denominazione, terra di quell’appendice “prosecchista” in provincia di Treviso. Superare la “banalità del bere”, mi scuserà Hannah Arendt se la cito a sproposito, ma credo che l’idea renda giustizia a chi si oppone alla martellante omologazione del palato.

Bellenda: Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg
Al di là delle necessarie e imprescindibili interpretazioni fruttate, gentili, giovanilistiche del Glera, la cantina di Carpesica offre anche e soprattutto una batteria di prodotti di grande personalità ed eleganza. Stiamo parlando di una linea in cui il vitigno principe del veneto effervescente lascia un attimo in disparte l’immediatezza e la facilità del sorso per intraprendere sentieri fatti di verticalità taglienti, sferzate millesimate, riposi condizionati ed eleganze solleticanti di perlage superiori.
Qui, infatti, vogliamo raccontare quell’identità fatta di “messa in punta” che regalano spettri organolettici, gustativi e tattili al sorso di estrema raffinatezza. In definitiva sembra di non bere un “Prosecco”. Ma il merito è anche e soprattutto grazie alla nuova introduzione di una zonizzazione legata alle Rive. Cru che sanno esprimere al meglio interpretazioni territoriali altre… e alte.
Qui voliamo alti nel saper interpretare in chiave contemporanea un vitigno, uno stile, un alfiere della vitivinicoltura italica. Sorsi bohemienne, ma assolutamente capaci di porsi in chiave positivamente avanguardista, che parlano una lingua non sofisticata, per la Glera, ma di certa e sicura personalità anticonformista. Sono sorsi destrutturanti rispetto allo status quo della bollicina veneta per eccellenza che affascina per la capacità di saper rimanere, comunque, interprete autentico di un terroir.


“S.C. 1931” – Metodo Classico Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Pas Dosé
Un capolavoro. Un Picasso tra i Manet, un Palladino tra i Caravaggio. Destrutturante, inafferrabile, leggiadro. Sia nella versione recente, che è vibrante e vitale, ma noi stiamo parlando, in questo caso, di un prodotto datato 2012. E’ una di quelle sorprese al sorso che non solo lasciano il segno ma fanno innamorare. Già a partire dallo sguardo. Si presenta ancora di un color d’oro antico. Ma l’appeal cresce se si avvicina il naso… qui la personalità sprigionata è straordinariamente fresca e vitale nella sua componente fragrante e aromatica; con echi di frutta a polpa bianca, frutta a guscio e croccante mela golden, è una “spremuta” tagliente. Non manca e si arricchisce di quell’elegante nuance floreale d’acacia. E poi arriva, finalmente il bacio. Ed è tripudio, rave party di “farfalle nello stomaco” con un tocco e una personalità impressionante. Tagliente e verticale. Fresco e minerale. Lungo e solleticante. Vivo, energico, sbarazzino. Vibrazione allo stato puro. Chiusura leggermente amaricante ma con in filigrana una tensione erbacea. Un vino immortale! Chapeau, direbbero i cugini d’Oltralpe.

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