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Il New Deal del Sagrantino disegnato da Arnaldo Caprai: più terroir, meno esuberanza e più finezza ed eleganza

Presentata a Milano, all’interno della simpatica location romaneggiante di Felice a Testaccio, la nuova annata, la 2020, della cantina umbra di Arnaldo Caprai. Anima pulsante e riconosciuta del Rinascimento del Sagrantino di Montefalco. Sono interpretazioni che cristallizzano, oggi, una filosofia e un’impostazione iniziata dall’azienda alcuni anni fa. Il vino rosso sta, infatti, soffrendo. A maggior ragione quello tradizionalmente muscoloso, tannico, iper boteriano. Da qui la necessità, in anticipo sui tempi e sulle “mode”, imposta dall’azienda di rivedere, senza far perdere l’identità, il profilo organolettico e di massa del sorso di queste terre: il Sagrantino. La riprova è arrivata proprio dalla presentazione dell’annata 2020 che si è accompagnata a quella di alcune testimonianze datate 2015 (anno in cui la rivoluzione Caprai ha mosso i primi passi, ndr) in cui già s’intravvede la semantica meno austera è più “beverina”.

Il vino è gusto e come tale è figlio del tempo.

Quello che si vive nel presente.

Il New Deal del Sagrantino


Il Sagrantino è un rosso storico e importante. Una interpretazione che si sta delineando sempre di più attraverso sorsi eleganti, meno ruvidi e tannici, espressione di una grammatica contemporanea. Di fatto, e il 2020 lo testimonia sempre di più, si parla di un New Deal del Sagrantino secondo Arnaldo Caprai, dove spicca più terroir, meno esuberanza e più finezza ed eleganza in sorsi che parlano d’Umbria.

L’annata climatica 2020


La cornice in cui la tela del Sagrantino 2020 ha preso forma è la seguente… la primavera inoltrata è stata scarsa di piogge, rispetto alla media, e a livello termico ha risentito di ritorni di freddo che hanno rallentato il germogliamento. Un brusco cambiamento c’è stato tra fine maggio e i primi giorni di giugno, con precipitazioni importanti. La terza decade di giugno è infine segnata da un miglioramento climatico con innalzamento termico e riduzione delle precipitazioni. I mesi di luglio e agosto e i primi giorni di settembre sono segnati da alcune piogge sporadiche e da temperature senza eccessi. Condizioni che hanno garantito maturazioni zuccherine perfette. Un cambiamento repentino segna i giorni tra fine settembre e metà ottobre, dove si sono registrati eventi importanti di pioggia con oltre 210 in totale. Pur essendo gli ultimi momenti di maturazione delle uve,non si sono registrati problemi sanitari dei frutti.

Il sorso 2020

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Ecco le nuove annate della cantina umbra presentate a Milano


Alla prova del calice l’annata presentata a Milano alcuni giorni fa ne rispecchia l’identità di sorso. La 2020, nelle sue declinazioni rosse della Docg, sono infatti apparse in linea con il nuovo corso intrapreso dall’Arnaldo Caprai un decennio fa (vedi dopo).

Sia nella versione del Collepiano sia nel Valdimaggio c’è un filo rosso che li unisce. Potenza calibrata ed eleganza suadente si abbracciano a una dimensione di sorso piena, di frutto rosso, a tratti scuro e con terziarietà pronunciate ma ancora fresche e vibranti. Sono vini con una silhouette tannica presente ma che è dosata e in equilibrio con una croccantezza di frutto e spalla alcolica non indifferente. La propensione, per entrambi, è rivolta al futuro, almeno 10/15 anni.

Forse il Collepiano colpisce di più, oggi, per la sua stilistica già perfezionata attorno a un concetto che lascia l’austerità per incontrare la finezza. Sono sorsi che portano in primo piano una filigrana balsamica e di grafite, un piccolo frutto da mordere in cui l’anima succosa si esprime attraverso carnalità e acidità.

Valdimaggio sembra invece un po’ più scuro, meno tagliente, dal punto di vista della sapidità e freschezza, ma credo che si saprà esprimere, e aprire, meglio tra qualche anno. In definitiva la 2020 non è solo un’annata buona, (qualche collo in cantina me lo metterei, ndr), ma rappresenta una concreta rappresentazione liquida di questo “sguardo oltre” che l’azienda Arnaldo Caprai ha voluto dare al cuore verde d’Italia in fatto d’identità enoica.


Tra le chicche assaggiate in questa presentazione d’annata c’è sicuramente anche il bianco, il Cuvée Sècret (Umbria Bianco Igp). Qui l’Umbria in sorso parla di Loira. Dosaggio perfetto nell’equilibrio e nella texture olfattiva che sprigiona mineralità e freschezza di frutto giallo. Bella la dimensione agrumata che si sposa con sentori erbacei e verdi che ne amplificano la fragranza. Un vino che colpisce, soprattutto a tavola.

Il territorio


La zona di produzione del Sagrantino, delimitata nel 1979 con il riconoscimento della Doc, è rimasta invariata e interessa l’intero territorio di Montefalco e parte dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria. Il tutto in un dislivello altimetrico compreso tra i 220 e i 400 m s.l.m. Tutta la zona di produzione si caratterizza per la presenza di terreni di matrice argillosa con scheletro contenuto.

Storia di un New Deal


La storia della cantina inizia nel 1971 quando Arnaldo Caprai, acquista quarantacinque ettari in questa meravigliosa terra. Nel 1988 la conduzione aziendale passa nelle mani del figlio Marco che lancia un progetto per la valorizzazione del Sagrantino. La ricerca continua dell’eccellenza qualitativa e l’impegno in ricerca e sviluppo fissano il successo di questa sfida. L’azienda ha raggiunto oggi un’estensione di circa 174 ettari, di cui 160 di superficie vitata, tutti appartenenti alle zone della Docg Sagrantino di Montefalco, della Doc Montefalco e della Doc dei Colli Martani. Le varietà di uve coltivate sono principalmente Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon per i rossi e Grechetto, Chardonnay e Sauvignon per i bianchi.

La “rivoluzione”

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Tra gli assaggi anche gli stessi vini, ma del 2015, anno della prima “rivoluzione”…


Un momento di svolta arriva circa un decennio fa quando l’azienda chiama Michel Rolland come consulente. Considerato unanimemente il re dell’assemblage (cioè di vini prodotti con uve di vitigni differenti) è l’uomo che interpreta con mirata visione il gusto dei consumatori. Grazie ai suoi suggerimenti (la vinificazione integrale delle uve rosse, che si svolge direttamente in barrique), alle tecniche agronomiche e di cantina adottate dalla Caprai, sempre più green, l’obiettivo da raggiungere è stato quello di rendere il Sagrantino un vino seducente, smussandone le peculiari ruvidità ma preservandone il carattere di autentico figlio di un terroir straordinario.

In definitiva produrre un’interpretazione, che sta facendo scuola, magari un po’ meno rotonda ma lo stesso di volume, con maggiore complessità, finezza ed eleganza. Tutto questo arricchito da un boisé meglio integrato con finali e tannini setosi.

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