“Rosato di primavera, bel sorso si…” anzi è certezza. L’eleganza provenzale incontra la Maremma con Rissoa di Tenuta Campo di Sasso
Il detto originario direbbe “Rosato di sera bel sorso si spera”… Oddio forse non era proprio così ma ci siamo capiti. In questi ultimi anni il mondo del vino in rosa, trait d’union tra le stilistiche fresche e beverine dei bianchi e quelle più presenti e fiere del rosso, sta sempre più catturando l’interesse degli enonauti.
Quindi, in repetita iuvant, “Rosato di primavera, bel sorso si… anzi è certezza”. Bevibilità, respiri più educati e versatilità sono le caratteristiche che stanno appassionando sempre di più. Dal nord al sud dello stivale queste semantiche di sorso non si contano quasi più. In termini di quantità, di stili e soprattutto di qualità.
Questa volta ne portiamo testimonianza di una versione che proviene da un terroir che storicamente non è proprio così storicizzato per questa tipologia. Ed ecco quindi che raccontiamo dove l’eleganza provenzale incontra la Maremma… lo fa con Rissoa di Tenuta Campo di Sasso.
Un vino che trova la sua matrice linguistica in prevalenza da Cabernet Franc con una piccola aggiunta di Syrah. Il tutto nato all’ombra della Maremma toscana. Qui dove il mare accarezza le distese di resina e pineta, prende vita un vino che partendo da uno stile provenzale racchiude l’identità varietale e stilistica di un terroir straordinario ed esclusivo, almeno dal punto di vista vitivinicolo, come Bolgheri. Qui non si guarda alla moda però. Non c’è solo il ricercar la facile fama, non ne ha certo bisogno Bolgheri, ma una capacità stilistica che intende stupire attraverso un’autenticità di forme e bevute che sappiano parlare la lingua della contemporaneità enoica.
Questo rosato è un vero e proprio debutto (annata 2023). Un millesimo figlio di un inverno mite e una primavera stranamente in linea con le aspettative climatiche ma con una coda, a maggio, dall’alta e insolita piovosità. Ditelo a me che scrivo da Faenza… L’estate calda, poi, ha ultimato la cornice dalla quale scaturisce questa pennellata espressionista di Maremma e di terroir.
Lasciatemi una chiosa finale. Per piacere sfatiamo un mito: il rosato, e soprattutto questo Rissoa, non è vino che si esaurisce all’aperitivo. Tutt’altro invece. Una personalità ben distinta e chiara che si accompagna perfettamente al pasto con il “Sapore di sale, Sapore di mare” e con una terra fatta di main plate con profili delicati, mediterranei. Crostacei e mitili ne vanno a nozze, poi, a mani basse…
Alla vista il Rissoa è una fotografia della tradizione di Provenza. Un rosato luminoso, brillante e con una certa carica cromatica. Un pantone ##ff525A, direbbe un grafico professionista.
Il suo respiro è Maremma, Maremma e ancora Maremma. Dal mare arriva il mare, salmastro, di bagnasciuga. Sferzate iodate sorrette da una bella freschezza del frutto agrumato in rosa. Poi ci sono le note floreali e vegetali. Soprattutto quelle legate alla macchia mediterranea aromatica. Un respiro d’italica bellezza.
Il sorso è spremuta di terroir. Estratto di agrume, florealità rosata, entra diretto, ma con grande personalità di struttura. Non è snello nella sua intima essenza, ma ha il fisico giusto e scolpito. Un bronzo di Riace di un Tirreno da bassa Toscana. Definito, scultoreo, fine e slanciato. Imprescindibile e assolutamente particolare la sua sapidità che si esalta grazie a una freschezza di bocca che ritorna sull’agrume (pompelmo rosa). Non è un vino complesso secondo i canoni tecnici ma è tutt’altro che banale e sbarazzino. E’ fine e chiude con una elegantissima nota amaricante e “balsamica”.
Prezzo in enoteca 25 euro.