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Il Trebbiano di Romagna indossa gli abiti della Loira, in passerella il Ca’ Rotte 2021 di Podere la Grotta

Nella valigia di un giornalista, sia enogastronomico, investigativo o di cronaca, non dovrebbero mai mancare alcuni strumenti di lavoro: curiosità, approfondimento, voglia di conoscenza, oltre ovviamente a competenza e sopportazione alle basse paghe (ma questa è un’altra storia). In questo ambito, soprattutto nello sterminato e sfaccettato universo del vino, questi “mezzi” diventano ancora più essenziali e imprescindibili. Il Mare magnum è veramente sterminato. Fare giornalismo agroalimentare e nel caso specifico enologico, significa dover, anche per il singolo vino, ogni anno mettersi in gioco per poterlo raccontare. Il vino è figlio del suo tempo, un tempo mai uguale a se stesso e per questo imprevedibile nelle sue rappresentazioni.

Tutto questo per dire che è proprio dalla curiosità, e dal suggerimento sempre acuto di un amico-collega, ho potuto incontrare uno dei sorsi che più di tutti, in questo 2023, mi sta facendo entusiasmare.

Brevissime e limitatissime degustazioni, fatte durante l’edizione di “Vini ad Arte” all’interno dell’Autodromo di Imola alcuni giorni fa, ma che ancora, adesso, mentre ne scrivo, rivivo come se avessi il calice di fronte.

Tra le oltre 500 etichette presenti nella vetrina dedicata alla Romagna di qualità, mi sono imbattuto in questo sorso figlio delle sabbie di Saiano (Cesena). Luogo di mare antico, di bosco e di verticalità (l’altitudine va dai 200 ai quasi 300 m slm con pendii che possono spaziare dal 20 al 40%) che sa regalare un imprinting autentico nella firma enoica di questo terroir che la proprietà, quella di Giovanni Amadori e di suo figlio Giacomo, stanno perseguendo. Anche grazie a un approccio biologico e organico. Il tutto sotto la firma di Podere la Grotta.

E qui l’incontro con lui. Parlo del “Ca’ Rotte 2021”. Un Rubicone Igt Trebbiano.

Un sorso di giallo tenue con riflessi anche verdi che al naso non le manda a dire su quello che ci si dovrà aspettare. Un bouquet olfattivo che ti riporta tra i vigneti a sud di Orléans, nella Valle della Loira. Spicca quello mineralissimo di pietra focaia e leggera nuance fumée, con richiami di vegetale e fiori gialli (compresa una lontana nota e inedita di fiore di camomilla), arricchita da sentori di frutta a polpa gialla e soprattutto agrumato, di cedro e verdello. Un ventaglio veramente ampio ma verticale che al sorso si conferma grazie soprattutto alla spiccata e vibrante acidità. Non manca la presenza sapida e agrumata che contribuisce all’eleganza estrema di un silhoutte fine e provocante. Un vino sensuale ma in chiave contemporanea

Questo è un vino che si può tranquillamente bere da solo, se servito alla giusta temperatura di massimo 12 gradi, ma che diventa degno compagno per pietanze anche a loro modo strutturate, di pesce e ragù bianchi.

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