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Anteprima Modigliana Stella dell’Appennino 2023, ora ci siamo

Ci siamo, finalmente si apre la due giorni, il 9 e 10 settembre 2023, dedicata ai vini di Modigliana, Stella dell’Appennino 2023. Il piccolo comune abbracciato dai torrenti Ibola, Acerreta e Tramazzo, in provincia di Forlì-Cesena, ha da diversi anni iniziato ad alzare l’asticella della sua peculiarità in chiave vitivinicola. Lo ha fatto con caparbietà, spirito di squadra e per certi versi remando contro una corrente che invece puntava ad altri lidi e altre sponde.

Modigliana e la sua identità
Modigliana è la rappresentazione vivente di quella che in altre parti geografiche italiche viene definita come resilienza eroica della voglia di fare vino di altissima qualità. Seppur si stia parlando di “micro” numeri visto che si varia, infatti, dalle 80 alle 100 mila bottiglie rivendicate in Mga all’anno.
Parliamo di una produzione, di una idea, di una impostazione culturale che dalla vigna alla cantina arrivando fino agli scaffali ha un obiettivo preciso: superare il concetto di vitigno per far emergere il territorio. Qui c’è un’idea di terroir autentico che dopo l’avanguardista e il solista Ronchi di Castelluccio negli anni ’70, adesso trova un gioco di squadra straordinariamente efficiente ed efficace. Sia a livello locale sia nazionale e, per fortuna, sempre più internazionale.
Se pensiamo che Modigliana assieme alla “vicina” Predappio, con numeri, per quest’ultima, che si aggirano sulle circa 120mila bottiglie rivendicate, coprono oltre la metà del prodotto in commercio con rivendicazione evidente in etichetta all’anno, di strada per le altre 14, e ribadiamo 14, “sottozone” romagnole ce n’è ancora tanta da fare.

Vini figli di altitudine, bosco, marne e arenarie
Modigliana, in calice, è figlia, indiscussa, del terreno e della geografia dalla quale nasce. Altitudine, bosco, marne e arenacee. Saper far parlare la lingua dell’autenticità è l’altro valore aggiunto dato dalla mano di questi “vigneron” d’Appennino.
Queste variabili straordinarie, forse a volte scappa qualche volatile di troppo, seppur figlia del concetto stesso di terroir artigianal-modiglianese, sono il segreto del successo e della firma stilistica del Modigliana style. Qui si bevono vini fini, taglienti, sapidi e balsamici. E non c’è tipologia che tenga. Dai rossi ai bianchi, questo è l’imprinting che emerge dai sorsi provenienti dalle dieci cantine aderenti all’associazione “Modigliana Stella dell’Appennino”.

Il disastro
Purtroppo, maggio 2023, rimarrà nella storia di Modigliana e della Romagna come Annus horribilis. Centinaia di millimetri d’acqua, condensati in poche settimane di precipitazioni, hanno ferito nel profondo queste morfologie ma, come dicono gli organizzatori dell’evento oggi:
«Dobbiamo essere più forti delle frane, guardare al futuro e pensare che l’Appennino è e sarà sempre la nostra casa. Siamo chiamati ad un lavoro straordinario, ma Modigliana può garantirci vini di una qualità assoluta, ne vale la pena».
Da qui la voglia di non abbattersi!

L’intervista a Giorgio Melandri

Giorgio Melandri: «siamo ormai condannati all’eccellenza»
Il periodo difficile, la vendemmia, l’incertezza stanno delineando un futuro abbastanza per il comparto modiglianese del vino. Perché la scelta di un evento comunque come questo?
«Il 2023 è un’opportunità, quella di una sempre maggiore consapevolezza delle difficoltà di produrre in Appennino e di conseguenza della necessità di produrre solo fine wines. Come stiamo ripetendo spesso siamo condannati all’eccellenza. L’evento testimonia questa nostra forza, ha quest’anno un valore simbolico straordinario, indica una strada e racconta l’Appennino nella sua realtà».

La novità, oltre all’annata dei vini presentati, è un libro su Modigliana (Modigliana. Storie di gente, Appennino, vini.). Cosa ci si deve aspettare e quale i motivi di questa testimonianza old style?
«Il libro è in lavorazione dal 2022, il fotografo Maurzio Gjivovich viaggia sul territorio da mesi. Anche le carte, litologica e geologica, che saranno nel libro erano state commissionate ben prima dell’alluvione. Il libro è uno strumento novecentesco forse, ma ha la forza di qualcosa di tangibile e poi quello che conta sono i contenuti. Qui, oltre ai nostri, ci sono testi di Åsa Johansson, Gian Matteo Baldi, Antonio Boco, Giuseppe Carrus, Armando Castagno, Gianni Fabrizio, Francesco Falcone, Lucio Fossati, Giampaolo Gravina, Alessandro Liverani, Vitaliano Marchi, Federica Randazzo, Lorenzo Ruggeri, Francesco Saverio Russo, Leila Salimbeni, Walter Speller, Marco Tonelli, Paolo Trimani, Riccardo Viscardi, Simone Zoli. I migliori giornalisti del vino in circolazione».

Cosa emergerà, dal punto di vista vitivinicolo, da questa edizione speciale di Stella?
«Che Modigliana può ambire a un ruolo tra i grandi territori del vino italiano. A Stella questo sarà evidente bicchiere alla mano. I contenuti sono una lettura specializzata del territorio, ma senza i grandi vini non avrebbero forza. Stella 2023 è anche un grande grazie alla ristorazione che ci ha sostenuto in questi mesi, senza il loro impegno non saremmo qui».

Quali esigenze e priorità ci sono oggi per il vino di Modigliana?
«Abbiamo bisogno di allargare i confini del nostro mercato, è necessario per poter guardare al futuro con la coerenza di una produzione ai massimi livelli qualitativi. Il primo obiettivo è portare Modigliana in tutti i mercati italiani, non solo in regione, il secondo è farci conoscere sui mercati importanti a livello mondiale. La motivazione c’è, basti pensare che con il 3% delle vigne di Sangiovese di Romagna facciamo il 25 per cento dei vini che rivendicano la sottozona».

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